The (Not) Amazing Spider-man

The Amazing Spider-ManD’accordo, è palese che siamo assolutamente fuori target rispetto al film, non solo per età anagrafica, e il fatto che sullo schermo c’era un Peter Parker molto diverso da quello che conosciamo noi non ci ha sorpreso più di tanto.

Ma questo non è sufficiente a giustificare il fatto che The Amazing Spider-Man sia pieno di buchi, di errori e, soprattutto, di noia: non ci siamo mai annoiati così tanto davanti ad un film di supereroi. E noi i film di Spider-man degli anni ’70 li abbiamo visti tutti.

Noi di SCS non siamo assolutamente dei puristi. Non solo siamo consapevoli che nella traduzione da un medium ad un altro (letteratura – cinema, fumetto – cinema, videogame – cinema e viceversa) la reinterpretazione e l’adattamento sono una necessità prima che una scelta di comodo, ma ci poniamo davanti a queste trasposizioni sempre con curiosità ed interesse.
È uno dei fondamenti del raccontare: le favole erano tradizione orale e ognuno aveva la sua versione di Biancaneve o Cappuccetto Rosso (con differenze spesso enormi tra l’una e l’altra), mentre con il concetto di “versione alternativa” il mondo del fumetto, per fare un esempio in tema, ci ha regalato capolavori storici (Watchmen o Il ritorno del Cavaliere Oscuro non vi dicono nulla?).

Andrew GarfieldFondamentale però che nelle reinterpretazioni permangano i canoni, altrimenti si tratta di un caso di pura omonimia. Sappiamo benissimo tutti che in questa nuova versione cinematografica dell’arrampicamuri Andrew Garfield interpreta il Peter Parker Ultimate, la versione aggiornata e reinventata negli anni 2000 (che in concomitanza con il film sta ritornando in edicola), eppure…

La Marvel cambiò, tra gli anni ’60 e ’70, l’aspetto del fumetto mondiale con i supereroi con superproblemi. La grande intuizione di Stan Lee e dei suoi collaboratori fu quella di immergere i personaggi nella quotidianità (la stessa degli esseri umani senza poteri, fatta di routine, bollette, interazioni sociali di vario tipo, etc.) e in alcuni casi dotarli anche di handicap. Ne vedete uno proprio nel film: il Dr. Kurt Connors, Lizard.

Voi domanderete, e Peter Parker?
Non tutti gli handicap erano fisici. Peter, il nostro Peter, quello originale ne aveva di enormi: sociali in primis, economici e familiari.
Peter Parker era un solitario. Ma mai per sua scelta. Peter Parker era a tutti gli effetti un freak come i nemici che avrebbe presto combattuto.

Ed era un nerd quando il concetto di secchione non era certo associato a figo. Quando “nerd” significava essere questo:

Oggi la parola Nerd ha assunto valenze e connotati molto “in”, vuoi anche il fatto che ora tutti sono su internet, uno dei loro territori naturali.
Sottolineiamo: il nerd cool è una figura astratta che riempe vignette, battute e serie tv e, vi piaccia o meno, quasi mitologica. Nel senso che non ha una controparte reale e quello che vediamo sullo schermo è esattamente questo: concettualmente nerd (in realtà una forma ibrida, un emo 2.0 diciamo) ma non è chiaro da dove derivino le sue profonde conoscenze e la sua passione per la scienza, visto che passa il tempo a fare freestyle sullo skateboard, giusto per dirne una.

Un altro punto nodale: l’identità segreta. A quanto pare, al moderno Peter Parker di nascondere il suo segreto non importa poi così tanto. In fondo siamo passati dall’era dei diari segreti, spenta ormai da almeno 15 anni abbondanti, ed entrati nell’era di chat, webcam e social forum in cui tutti devono sapere. Quindi che importa che nessuno si stupisca dello sfigato (ma era davvero così sfigato, prima?) che improvvisamente è diventato un incredibile atleta dalla forza inumana?
Il Peter Parker che conoscevamo noi era un ragazzino impaurito che, una volta indossata la maschera, sparava battute a raffica per contenere il terrore di scontrarsi contro esseri mostruosi e malvagi.
Questo Peter Parker sembra uscito da uno spot di Dolce & Gabbana che, quando indossa la maschera, va in ansia da prestazione.

Ultimate Spider-Man #1 cover. Courtesy of Marvel Studios. All Rights Reserved.Fin qui potreste contestarci il fatto che ci stiamo limitando al confronto vecchio vs nuovo. Il problema è che Ultimate Spider-Man lo scriveva Bendis, Brian Michael Bendis. Che vi piacesse o meno l’ammodernamento, la scrittura era solida e inattaccabile e tutto si risolveva semplicemente ad una questione di gusti: mi piace o non mi piace.

Questo film ha una sceneggiatura con la tenuta di un colapasta.

Vi poniamo una domanda: quando diavolo è ambientato questo film? È un dubbio che ci ha perseguitato durante tutta la visione della pellicola (visto che non si ha molto altro da fare). L’ipotesi più attendibile è che siano i giorni nostri e che la Oscorp, con la sua torre iper-tecnologica, sia avanti decenni rispetto al resto del mondo, eppure si ha la netta sensazione che qualcosa non quadri.
Perché Peter gira con un’anacronistica macchina fotografica anni ’70 a pellicola che, a quanto pare, sviluppa direttamente sul pc visto che non esiste da nessuna parte una camera oscura? Per dire che lui è un fotografo ganzo? Com’è possibile che la Oscorp Tower sia piena di strumentazioni così uniche e avveniristiche che Peter possa riconoscerle da foto vecchie di più di dieci anni tra le carte del padre (avete presente cos’è successo in dieci anni ai cellulari, per dire?) o che possano essere riprodotte nel giro di pochi giorni in una fogna? Per altro guardando questo film vien da chiedersi da quando le fogne di New York hanno ottenuto la bandiera blu e sono diventate balneabili, forse pure potabili?

Senza farvi spoiler, possiamo dirvi che il film è costellato di situazioni dove le cose semplicemente accadono (forse in realtà il tema del film è l’ineluttabilità del destino?) senza che ci siano reali, realistiche o valide spiegazioni e il deus ex machina la fa da padrone.
Sembra di assistere ad un telefilm Fox (avete presente Teen Wolf?) dilatato (estremamente dilatato, almeno a livello percettivo) per due ore con il tentativo, nemmeno troppo celato, di dargli un vago retrogusto Twilight.

È affascinante riconoscere nella trama del film qualcosa del fumetto degli anni settanta, riproposto poi nel cartoon dello stesso periodo (come nella serie animata del 2003), e scoprire come al tempo, in venti minuti e molte meno risorse tecnologiche fossero riusciti a realizzare qualcosa di molto più coerente e funzionante.

C’è qualche buona intuizione registica di Marc Webb, le belle coreografie a cura della seconda unità, diretta dal decano Vic Armstrong e realizzate dal team di suo fratello Andy, peccato che si perdano nel dictat (probabilmente arrivato dalle alte sfere) di coolificare in MTV style ogni singolo fotogramma in cui il tizio in costume volteggi.
Pollice verso anche per il look di Lizard, molto più dinosauro che lucertola: questo, più tutte le battute su Jurassic Park ci hanno fatto venire il dubbio di uno spot subliminale per il prossimo Jurassik Park 4!

Per concludere, due note sulla storia d’amore. Possiamo togliere “storia” al concetto di “storia d’amore” in questo film, perché non c’è. I giochi sono fatti fin dal primo fotogramma che vede i due protagonisti incrociarsi. Non c’è tensione, non c’è sviluppo, nessun tipo di sorpresa e nemmeno il gusto del flirt (e se c’è, è messo in scena al limite del ridicolo) e non c’è nulla che riesca a competere con lo storico bacio a testa sotto dello Spider-Man di Sam Raimi.

Non vediamo l’ora che la Marvel ritorni in possesso dei diritti di sfruttamento cinematografico del nostro tessiragnatele preferito e chiudiamo questo nostro punto di vista, rivelandovi il vero leitmotiv di The Amazing Spider-Man 2012.

 

[note color=”#f5f5f5″]Dato che, come è evidente da questa recensione, siamo riusciti a sviscerare numerosi “Perchè No” relativi a questo film, ma stiamo sinceramente faticando a trovare qualche “Perché Sì“, facciamo appello a chi ci sta leggendo.
Visto che il film finora ha incassato più di mezzo miliardo di dollari e Sony sta già mettendo in cantiere i prossimi sequel, qualcuno di voi ha qualche buona ragione a favore del film da condividere con noi?

Inserite le vostre motivazioni nei commenti a questo articolo: se raccoglieremo un numero valido e sufficiente di ragioni faremo un appendice a questo articolo citandone gli autori![/note]

4 Comments

  1. Salvo che Andrew Garfield mi sembrava fisicamente perfetto per la parte?
    Mmm, ci sarebbero ancora considerazioni sul look di Gwen, sulla musica, su Denis Leary gestito male, e poi (spoiler?)
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    basta col criminale di turno che sale sul grattacielo + alto della città per distruggere New York!

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  2. Ho letto solo ora questo articolo , molto “azzeccato” , e concordo con tutto quello che è stato scritto sull’articolo.
    Partendo dal presupposto che per evitare ripetizioni del film di Sam Raimi , hanno veramente levato delle parti fondamentali alla creazione di Spider-man in Peter Parker , questo porta ad avere una sensazione di grande disordine e di incompletezza al film , è troppo veloce il passaggio tra Peter Parker semplice ragazzo emarginato dalla società all’arrampica muri più famoso di tutto il mondo.
    Per quanto riguarda Andrew Garfield ; che dire , se non facesse tutte quelle movenze articolari sul volto potrebbe anche prenderci con l’ Alter Ego originale fumettistico , ma purtroppo a livello di interpretazione come dice lo staff di SCS è troppo “figo” non ci prende assolutamente nulla con il fumetto , perciò personalmente penso che da una scala da 1 a 10 si merita un 3 e gli dò 3 giusto perchè amo spidey un saluto a tutti!!!

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