Intervista a Lorenzo Palloni
Noi lo abbiamo scoperto con Il Cugino, acida e cinica serie di vignette scritte da Alessandro Zannoni, una sorta di corso educativo alla misoginia che ogni tanto qualcuno si rimpalla su Facebook. Intrigati e divertiti abbiamo scoperto i bambini terribili di The Paganos, ovvero come entrare in una classe elementare da incubo composta da scolari decisamente precoci.
E poi arrivato l’incontro con Mooned, fantascienza, delirio, cinismo e una punta di poesia.
Traduzione? Lorenzo Palloni è un autore di quelli da tenere d’occhio.
Fatelo, seguendo questi tre serial su blog e il gruppo Mammaiuto, blog corale e associazione culturale per il fumetto che ospita altri ragazzotti da non perdere di vista.
Crediamo vi succederà la stessa cosa che è capitata a noi quando abbiamo iniziato a curiosare: non ve ne pentirete. Anche perché i ragazzi sembra abbiano un ottimo piano che bolle in quella loro cucina.
Sono Cose Serie: Chi è Lorenzo Palloni?
Lorenzo Palloni: Un tipo che ha un po’ di storie da raccontare e che vive con l’ansia di non riuscire a raccontarle tutte (credetemi, è invalidante). E’ uno che per ventiquattro anni ha sempre e solo voluto fare fumetti. Ha studiato e tuttora fa l’università a tempo perso, ma sempre con il pallino delle storie in testa. S’è diplomato alla Scuola di Comics di Firenze, ha vinto qualche premio come autore, ha fatto le sue prime pubblicazioni e i suoi sporchi lavoretti per magazine, studi di grafica, associazioni varie. Poi pian piano ha capito il settore del Fumetto italiano e si è messo l’anima in pace: non diventerà mai ricco sfondato. Il nostro eroe a questo punto fa solamente il cazzo che gli pare, racconta quello che vuole e come vuole e spera che un giorno qualcuno lo pagherà per questo. Attualmente vorrebbe scrivere e dirigere un paio di corti ma non ha abbastanza tempo. Legge un paio di libri a settimana. Ha anche qualche casino nella vita ma non si lamenta.
SCS: Perché blog e perché non uno ma addirittura più blog?
LP: Un blog è un diario pubblico, esprime un’urgenza e un’esigenza. E’ il posto dove ti senti a tuo agio, la casetta sull’albero. Più blog per esigenze diverse, ovviamente: diverse mire, diverse storie, diversi fruitori. Il mio blog personale El Mundo non Gira è un diario di bordo, un memorandum e uno stradario: mi tiene in riga, mi ricorda su cosa sto lavorando e permette a chi ci capita di di districarsi in tutto quel che faccio e che ho fatto. Il mio blog precedente, The Bad Living, era invece una vera e propria piattaforma narrativa, una specie di laboratorio autoriale fatto per condividere storie e farsi notare un po’. Funzionava, aveva un bel seguito. Per pubblicare Il Cugino invece abbiamo scelto un blog per l’alta funzionalità e la possibilità rapida di condivisione. Stessa cosa per Mammaiuto, un blog collettivo tirato su per raccontare storie senza mediazioni editoriali e non solo.
SCS:Chi è Il Cugino?
LP: Il Cugino è l’alter-ego del mio amico Alessandro Zannoni, autore Perdisa (“Biondo 901”, “Imperfetto”, “Le cose di cui sono capace”): un figo da paura, un tamarrone che attraversa la vita con lancinanti, ignoranti e sessiste perle di saggezza. Un personaggio senza peli sulla lingua (e, permettetemi, se ce li ha non sono i suoi). Non ci crederete ma il pubblico femminile è estasiato da questo soggetto: sociologicamente fa riflettere. C’è chi già lo prende a modello di vita, e fa bene: la sessualità, in Italia, è uno dei molti aspetti soffocati della vita quotidiana, e parlarne apertamente e con una punta di sessismo provocatorio non può che fare bene. Le strisce e le battute de “Il Cugino” girano sui social network già da qualche tempo.
“Il Cugino” non è una vera e propria serie anche se gli episodi sono in continuity: sono intrusioni momentanee in giornate fatte di sesso, sigarette, alcool, vaneggiamenti filosofico-maschilisti e ancora sesso. Il personaggio sta prendendo sempre più piede: c’è un romanzo in sviluppo e idee per qualche gadget. Lo trovate ogni martedì e giovedì su ilcugino.blogspot.it.
SCS: Che cos’è Mooned?
LP: “Mooned” è una serie a fumetti pubblicata su sito di Mammaiuto ogni venerdì pomeriggio. In un lontano e approssimativo futuro Rico Ferris, astronauta, si trova bloccato su una piccola luna in culo alle galassie senza potersi muovere, in attesa di essere salvato dal suo amico Casio Malzy, che però è già cadavere sull’altro lato della luna.
200 episodi divisi in 5 serie e un finale che vi taglierà fiato e gambe, fidatevi.
E’ nato tutto da una storia breve (sceneggiata alla cazzo, diciamolo) e si è rivelata la cosa più forte che abbia fatto finora. Piace molto, online e nel mondo reale. Commuove, fa ridere, e ne vado molto fiero. Mi permette di sfogare parte delle mie ansie e angosce, unendole ad una ricerca sperimentale che non credo mi stancherà mai. Ci butto la mia vita, tutto, bene e male. E’ molto catartico, e l’unico limite è la fantasia.
SCS: Raccontaci dei bambini di The Paganos… risale forse a qualche tipo di trauma infantile?
LP: Personalmente, non ho sofferto grossi traumi se non l’infanzia stessa, come una tunnel da cui non volevo uscire. Né io né i miei coetanei, all’epoca. Ora invece mi guardo in giro e vedo bambini in giacca e cravatta, già grandi, che non vogliono essere loro stessi. E questo mi sta profondamente sul cazzo. Che spreco.
“The Paganos” è quindi critica sociale unita ai ricordi dei cinque anni più spensierati della mia vita, quelli delle scuole elementari, durante i quali ho conosciuto i miei amici, con cui faccio tuttora cazzate ogni weekend da vent’anni. Eravamo una classe brillante, piena di piccoli fenomeni esibizionisti che ora sono musicisti, cantanti, geni dell’economia e della medicina, piccoli criminali. Tutto il campionario, insomma. Ogni personaggio della serie esiste nel mondo reale. E quasi tutti gli episodi sono ispirati a fatti realmente accaduti e debitamente amplificati.
“The Paganos” è l’esperimento di raccontare attraverso strisce comico-demenziali tutto questo. Ma con l’episodio 40: adiòs, “The Paganos” ci lascia. L’esperimento è fallito, non mi soddisfa, forse perché non l’ho affrontato con il giusto distacco. Ci ritornerò sopra, ho già in mente qualcosa.
SCS: Parlaci di Mammaiuto.
LP: Mammaiuto è l’associazione culturale di sette manigoldi che vogliono un fare fumetti nuovi, freschi, audaci e senza filtri. Come gruppo, veniamo dall’esperienza di “Fascia Protetta”, una raccolta di storie brevi sull’infanzia uscita per Double Shot nel 2009 e che ha riscosso un buon successo e ottime critiche. A dire il vero, io sono il più piccolo del gruppo e un po’ l’intruso: gli altri hanno un bel po’ di esperienza in più del sottoscritto, sono ex-fondatori della Double Shot, già pubblicati in Francia, vincitori di premi al Festival di Angouléme, insegnanti alla Scuola di Comics. Basti pensare che sono stati quasi tutti miei docenti.
Mammaiuto è anche un blog collettivo, un sito dove ogni giorno postiamo contenuti nuovi e originali, illustrazioni, strisce, serie a lungo termine, rubriche, storie brevi. Tutto gratis, per il piacere di fare fumetti. A monte c’è però un editing interno: abbiamo un blog segreto dove postiamo il materiale e le idee, dove discutiamo democraticamente e ci critichiamo senza troppa pietà. Faremo cose sempre migliori strada facendo, non ho dubbi su questo. Le visite quotidiane in costante aumento lo dimostrano e ci premiano abbondantemente.
Facciamo anche corsi in giro per l’Italia, workshop, incontri e spettacoli teatrali. Ci troverete a Lucca Comics in Self Area e in un altro paio di festival. Insomma, vogliamo il nostro spazio e ce lo stiamo ritagliando. E a proposito di eventi il 28 luglio sarò a “Leggere Fa Male“, una specie di woodstock letteraria a cui partecipano alcuni dei più grandi scrittori italiani, il tutto organizzato da Alessandro (Zannoni, l’autore de Il Cugino).SCS: Com’è il rapporto con il pubblico dei blog?
LP: Be’, ogni blog ha il suo pubblico, ovviamente, e questo vale anche (o soprattutto) per i blog di fumetti e web-serie. Parlando del mio orticello: “El mundo non gira” è giovane, non lo curo per questioni di tempo come “The Bad Living”, ma ha il suo zoccoletto duro di curiosi, in gran parte silenziosi. Il pubblico de “Il Cugino” è soprattutto femminile, ma anche qualche ragazzo di quelli svegli ne fa parte. Unica differenza: gli uomini fanno i complimenti per la serie, le donne no: mica si deve far sapere che leggono certe cose. “Mammaiuto” ha un gran seguito fra chi ne capisce di fumetto, e questo ci rende orgogliosi. Ma non solo: pur facendo i fumetti in italiano (per ora senza traduzione), abbiamo centinaia di visite giornaliere da tutta Europa e America (California soprattutto, curiosamente). Grande aiuto, innegabile: i social network, che fanno da vera e propria cassa di risonanza per i contenuti dei blog. Che ti rubino le immagini senza permesso o che citino la fonte la visibilità è assicurata: puoi ritrovare una tua illustrazione in una pagina estranea, su Facebook, con più di duemila “mi piace” sopra (aneddoto vero, questo, accaduto al collega Checco Frongia con la sua opera “Il futuro è nelle nostre mani”). Anche se, non illudiamoci, fra blog e social network il divario di fruitori è tuttora impressionante.
SCS: E la vita fumettistica al di fuori dei blog?
LP: Parliamo di possibilità di entrare nel settore? Di essere pubblicati? Se sia no una professione? Dei soldi che girano? Del pubblico? Del lavoro in sé?
In generale: in Italia non andiamo male come qualche anno fa, se parliamo di percezione di Fumetto come medium. Il fenomeno delle “graphic novel” e degli omonimi settori in libreria ha sdoganato in parte qualcosa che in Italia è sempre stato visto come “la triade Tex-Diabolik-Topolino”. Si pubblicano più fumetti, certo, ma se ne vendono di più? Non so. E poi c’è il solito, vecchio prezzo da pagare per la massificazione: una minore qualità delle opere. La Crisi, come la chiamano i giornali, succhia soldi: ce ne sono sempre di meno, e gli editori non pagano o pagano poco. Le scuole di fumetto ti danno dritte e contatti, non ti danno la certezza di lavori e guadagni, per niente: funzionano se hai la testa giusta e se sai scremare le noccioline dalla merda.
Fare fumetti, in Italia, è come rincorrere un cavallo a piedi scalzi: è faticoso, doloroso, solitario e ci sono poche possibilità di avere qualche risultato. Ma se hai il fuoco sacro e la passione, ti spacchi giunture e vertebre ma qualcosa raggiungi. E poi muori povero.
Allora tanto vale “emigrare” e tentare di lavorare per editori di quei paesi (vedi: Francia o Belgio) dove il fumetto è considerato letteratura. Lì pagano di più ma pretendono qualità, richiedono professionalità, c’è meritocrazia: mica come in Italia.
SCS: Progetti futuri?
LP: Così tanti che spesso mi incasino. Ho una graphic novella di 60 tavole acquerellate, “Gatti di Collodi”, pronta e confezionata, come alcune storie brevi, tutto in cerca di editore.
A settembre inizia su Mammaiuto “Un lungo Cammino”, serie distopica scritta da Sam Daveti, disegnata da me e inchiostrata digitalmente da Frank Rossi.
Progetti da sceneggiatore: l’anarco-mafioso “The Corner – vite all’angolo“, con Andrea Settimo alle immagini, e il rivoltoso “Monkeys“, in ensemble con la Manu Cafferini.
E poi c’è la Storia con la S maiuscola, quella che vorrei facesse boom, “La Vida Muerta“: è la morte del noir, il genere letterario che amo di più, e come diceva Jim Thompson, “ognuno uccide ciò che ama”. Ma so di non essere ancora pronto, mi faccio un altro po’ di ossa poi mi ci butto. E’ una figata totale e DEVE essere perfetta. Non vedo l’ora di lavorarci. Ma è piacevole farsi le ossa se hai qualche storia buona da raccontare.
Grazie Lorenzo!