Intervista a Daw

DawCinico. Irriverente. Spassoso. Senza peli sulla lingua. E abbiamo appena cominciato.
Daw, il bergamasco Davide Berardi, è un giovane fumettista che ha dato vita su internet, e nelle pagine della serie A come Ignoranza edita dai tizi di ProGlo Editore, ad una serie di personaggi graffianti e ferocemente spassosi, che continuano ad essere rimbalzati qui e lì sui social network. La serie di vignette Lov, taglienti e spietati flash di, tra, fra e sull’amore, pubblicati da Gazzenda, sono diventati un fenomeno incredibile ad esempio su facebook, dove vengono rilanciati e rubati di continuo (spesso cancellando il nome dell’autore e riscrivendo le battute, addirittura clonati o ridisegnati alla bisogna).
Personaggi come gli Animaletti Crudi o il Misterioso Papero del Giappone giocano, prendono, smontano e irretiscono cliché, reinterpretando il concetto di citazione e omaggio.
E non solo.
I disegni essenziali (si potrebbe dire minimali per la serie Lov) ma, a dirla tutta, molto meno brutti di quanto l’autore non insista a dire (e, a nostro parere, decisamente in crescita qualitativa) hanno del cartoonesco, con un’immediatezza unica e molto efficace.

Vale la pena di scoprirlo (o di riscoprirlo, se vi è passata qualche vignetta sotto gli occhi senza sapere chi era l’autore) e provare a seguire i suoi deliri, se volete correre il rischio di sbellicarvi nei momenti più improbabili…

Lo abbiamo raggiunto al telefono in una sera d’estate, mentre, rispondendo alle nostre domande, cercava di avere la meglio su di una fetta di anguria. Ecco la trascrizione di quell’incontro…

Sono Cose Serie: Chi è Daw?

DawDaw: Molto banalmente è il nome che mi hanno dato alle superiori. Sai come quando ti dai una password, anzi non la password, l’email quando sei piccolo magari la chiami RebelPussy97, qualcosa del genere. È rimasto quel nome lì, allora me lo son tenuto perché mi chiamavano così ormai. È imbarazzante ma tanto nessuno dovrà mai indagare sul perché.

SCS: Parliamo di internet, com’è nata la faccenda del blog?

D: Se avete letto A come Ignoranza c’è Brullonulla. Brullonulla è una persona reale. Io ho sempre fatto i fumetti per i cavoli miei. Non ho mai pensato di pubblicarli o di poterci vivere. Anche adesso, visto come vanno le cose, non penso di poterci vivere un granché, ma comunque ho aperto il blog solo su consiglio di Brullonulla nei cui commenti in un articolo che aveva fatto, sulla coprofagia mi pare, avevo messo una vignetta e lui è un altro hanno insistito “dai apri un blog, dai apri un blog, metti un po’ di cose lì” e ho iniziato a fare così. Senza pretese, con l’idea di fare le cose più semplici e più veloci possibili perché, se no, finiva che mi incazzavo come sta succedendo adesso!

SCS: Poi le cose un minimo hanno funzionato, hai cominciato ad avere un certo seguito

D: Sì, un certo seguito, però sono famose solo certe opere, come le vignette Lov che sono piratatissime. Non vuol dire che tu sei famoso. Molti le hanno prese come un meme, come una cosa che puoi prendere, editare, cambiare e insomma, l’autore non esiste.
SCS: Su Facebook rimbalzano tantissimo da un profilo all’altro ed è raro vedere le tue originali con la tua firma sotto.

D: A volte c’è la firma ma cambiano anche il testo. Proprio non hanno la concezione, molto spesso sono ragazzini a farlo, non hanno proprio la concezione che è opera fatta da qualcuno e firmata, non è che la puoi modificare e mettere in giro. È come se prendessero Topolino con le vignette rifatte. Sarebbe anche divertente, però quando diventa una moda, l’autore di Topolino, chiunque egli sia, potrebbe arrabbiarsi. Io ho aperto il blog e non ho messo mai la firma ai miei lavori, perché è contro la mia natura, mi piaceva fossero anonime. Poi quando da essere anonime è diventato riutilizzare per altri, così facile da riprendere in mano, come se l’anonimato diventasse cancellare ciò che qualcuno ha fatto all’inizio e il fatto che adesso cerco di viverci, mi fa pensare che devo guadagnarci e allora non voglio che vengano a rubarmi le cose. Volevo fare un discorso che mi rendesse onore e la gente mi dicesse “che bravo!”, però invece niente.

SCS: Lov però ha anche avuto qualche pubblicazione

D: Sì, le vignette Lov sono state comprate in toto da Gazzetta, da RCS quotidiani, Gazzetta e Corriere. Le utilizzano su ‘sto diario qua Gazzenda che ne usa tipo una ventina-trentina. Purtroppo però visto che ho venduto tutti i diritti in toto per vent’anni, non posso utilizzarli in altra maniera e mi spiace perché ci starebbe un po’ di gadgettistica. Infatti la richiesta di coloro che mi contattano ex novo è “C’è una raccolta di queste vignette? Faranno una raccolta?” e io non posso farci niente perché non ho più i diritti.

SCS: Comunque piacciono molto, hanno un grosso rimbalzo, quindi la potenzialità è altissima…

D: Lo stai dicendo ad uno che sta mangiando anche la parte verde dell’anguria perché non può permettersi di sprecare niente. Quindi sì, è un grosso peccato. È andata così.

SCS: E invece A come Ignoranza?

D: Mi hanno contattato i ragazzi di ProGlo, questa casa editrice che era appena nata e mi hanno chiesto di raccogliere le cose messe su internet. Certo, le volevano pari pari com’erano messe su internet, però almeno le ho ridisegnate perché mi rendevo conto di averle fatte troppo velocemente e sempre con l’intento di far le cose un po’ alla cavolo. Cioè, ne ho ancor di più forse per le cose alla cavolo, ma forse era non farsi troppi problemi. Se iniziassi a farmi problemi, ogni numero sarebbe più difficile da fare perché dico “oh no, devo disegnare bene! oh no, dovrei fare anche uno sfondo ogni tanto! oh, le vignette è meglio farle anche col nero invece che con il bianco su bianco“. Cose così. Per essere una cosa fatta da una casa editrice piccolissima e sconosciuta e non avere pubblicità per niente, abbiamo raggiunto la quarta o quinta ristampa del primo, per dire. Purtroppo questa cosa non ha molto eco. Vedo che ogni volume che esce di chiunque che vende, non lo so, un duemila copie viene ritenuto un po’ un successone. A me non m’ha cagato nessuno. Continuo a stampare, però sono rimasto un po’ di nicchia.Lupo mannaro al contrarioSCS: Senza fare chissà quali dietrologie, però noi ci vediamo anche un po’ la difficoltà della diffusione dei fumetti, dovuta ai distributori italiani per come gestiscono le cose etc…

D: Mi hanno spiegato i motivi per cui è difficile fare andare in giro un fumetto. C’è una specie di gravità, non ho mai capito bene come funziona. Pare che la distribuzione sia gestita in maniera… male. Che ci sono, da quel che mi dicevano, delle lotte intestine, soprattutto in certe regioni e tutto il resto di base. In più vabbé, essendo sconosciuto, non avendo un nome e non essendo con una casa editrice grossa capita che, non essendo un edicola, quello che ha la fumetteria quello che compra lo paga, quindi magari non azzarda l’ordine per qualcosa che non sa cosa sia. Quindi c’è la distribuzione che non è il massimo e in più senza avere un nome grosso non c’è il rischio, uno non rischia di comprare qualcosa che gli rimane lì, che paga. Sono fattori combinati che fanno in modo che non mi si trovi. O non vengo distribuito, o non mi si trova o non mi si ordina.

SCS: Noi ci occupiamo di serialità e abbiamo visto che tu farai una cosa sulla signora Fletcher.

Fleccier #2D: Sulla signora Fleccier ho fatto già 2 storie. Nell’ultimissimo tornava la signora Fleccier, era un seguito, si chiamava “She wrote again“. Scrivo le cose in inglese ma non so pronunciarle quindi lasciam perdere. Però sì, c’è una storia semi lunga della Fleccier, saranno una ventina di pagine. Diciamo che la maggior parte del volume era occupato da Brullonulla.

SCS: Invece, gli altri personaggi?

D: Ho fatto la mia gavetta, ho più porte aperte per pubblicare qualcosa con case editrici più grosse. Sto cercando, sto sperando in una casa editrice più grossa che sia disposta a pubblicare le cose che metto online. Diciamo molte di quelle son nate sempre per venderle alla gazzetta e il loro diario. Poi però me le son riprese tutte io. Continuo a farle a gratis mettendole in internet. Menandoci quasi, perché comunque ci perdo tantissimo tempo, solo che mi piace di più avere un riscontro immediato con il pubblico che stare lì a pubblicare e aspettare un ritorno economico, anche se so che alle volte è un metodo da kamikaze. Però mi piace avere così il contatto, parlare, fare vedere subito, vedere subito cosa funziona cosa non funziona. Il periodo in cui creavo di più o, meglio, con più serenità, era quando si andava a scuola, che facevi le cose e nel momento passavi il disegno al tuo compagno di banco e avevi subito la reazione. Quindi è un po’ tornare indietro. A me piace fare ‘ste cose, continuo a farle sperando che, una volta raccolte, magari le vendono abbastanza da potermi dire “sì ok campiamo così, continuiamo a farle“. Continuiamo a farle magari un po’ gratis, un po’ a pagamento. Ma intanto mi piacerebbe fare più roba possibile.

SCS: Com’è il tuo rapporto con il tuo pubblico?

D: Direi buono, almeno, soprattutto quando pubblico spesso, ovviamente, perché arriva la gente che mi dice bravo bravo. Anche se, si crea sempre un gruppo di persone che ti seguono e alla fine non credo mai troppo nel “bravo bravo” costante perché, insomma, è facile dire “Cavoli! Vado bene perché c’è gente presente che ti dice cose positive“. Bisogna allargare la cerchia di persone che ti leggano e ti càzzino un po’ di più. Non ho abbastanza sicurezza in me per crederci interamente, quindi evviva evviva l’insicurezza che mi permette di andare avanti e di fare sempre cose gratis.

SCS: Via blog hai diverse serie in corso. Fanno parte di un unico ombrello o li consideri serie diverse?

D: In caso di raccolta le facciamo tutte separate. Mi piace l’idea che siano una cosa ognuna a se stante. Anche se adesso si parlava con una casa editrice di fare una mini raccolta. Non è nella mia ottica e non so bene se funzionerebbe o meno. Fare un volume che raccoglie un po’ di cose da A come Ignoranza, un po’ di cose prese da internet. Diciamo far vedere “il ventaglio delle proposte”. Non capisco se funzionerebbe o meno, però diciamo il mio obiettivo ultimo, sperando che questa cosa magari funzioni, è di potere raccogliere poi singolarmente. A me piacerebbe un volume solo su “Il Misterioso Papero del Giappone“…Il Misterioso Papero Dal Giappone

SCS: Adoriamo il Misterioso Papero del Giappone

D: Il Papero dal Giappone ha già un numero tale di vignette, cioè di strisce, che non sono ancora state messe in internet ma che ho da parte perché le avevo pubblicate sempre su quel diario, ha già un numero sufficiente per una pubblicazione a sé stante. Io adesso spero di trovare qualcuno disposto a pubblicarlo.

SCS: Tu dicevi prima che, giustamente, hai fatto un lavoro di semplificazione all’inizio, per fare un lavoro molto veloce. Mentre invece con queste cose, con Animaletti Crudi e il Misterioso Papero del Giappone già c’è il colore e comunque si vede che c’è molto più lavoro.

D: C’erano vari motivi. Diciamo che io proponevo sempre delle vignette per questo diario e poi mi sentivo rispondere che erano sempre nel mio stile. E io dico “Cioè, non è che ho più mani!”. Quando disegno è sempre allo stesso modo. Quindi ho iniziato a cambiare tecnica. Ho aggiunto il colore in una, fare solo a matita un’altra. Provare ad imitare i disegni vecchio stile per gli Animaletti Crudi per esempio. Visto che non posso cambiare la mano, cerchiamo di cambiare qualcosa nel processo creativo in modo tale che magari il risultato è differente. Col tempo queste cose qua confluiscono sempre e comunque verso la mia mano. Diciamo che una cosa influenza l’altra. Infatti sono anche relativamente migliorato a disegnare sui volumi come A come Ignoranza e questo si è riflesso sul Papero del Giappone, o meglio Sick Sick Sick che racchiudeva anche il Papero del Giappone, Il Dottore e tutto il resto, che era nato con l’idea di fare le cose geometriche in maniera esagerata. Volevo proprio che fossero quadrati, cerchi e triangoli. Poi col tempo questa cosa qua si è persa. Spero anche di riuscire a distinguere un pochettino il metodo di narrazione perché, per quanto mi riguarda, penso che la cosa più difficile sia fare personaggi che non siano ripetitivi e che non abbiano sempre la stessa comicità o altro. Non penso di riuscirci al massimo , anche perché è un po’ difficile, saranno una cinquantina di personaggi, per cui ovviamente il mio cervello è quello. Quello che mangio si riflette… oddio stavo per dire una cosa volgare… insomma, hai capito il senso.Animaletti Crudi

SCS: Per chi ha letto quest’intervista e volesse comunque tentare di recuperare qualche volume di A come Ignoranza?

D: Sul sito della ProGlo dovrebbe esserci il sistema di comprare tutto online e forse, se non sbaglio, c’è anche una lista dei negozi in Italia che di sicuro vendono il volume. Poi la Feltrinelli in teoria dovrebbero averlo di base, per il resto non so, bisogna sempre andare per librerie e chiedere. Comunque sì, se rompi le balle a quello che vende fumetti nella libreria dovrebbe anche poterlo ordinare. Poi sta a lui vedere se ne ha le palle, ah!

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