A Panda Piace… il coccodrillo gommoso. Intervista a Giacomo Bevilacqua.

intervista_giacomo_bevilacquaA Panda Piace…ma anche Panda piace. Anche a Sono Cose Serie.

Panda è tenero, coccoloso, arguto, dispettoso, egoista, irriverente, malizioso, poetico, sincero, bugiardo e anche un po’ nerd. Panda è libero.
Panda è un bambino con la malizia di un adulto. E buona parte delle cose che fa Panda, le faremmo anche noi. Panda è anche surreale, in buona parte dei suoi desideri (e come dargli torto), nel suo umorismo e nella sua essenza, perché Panda, tra le altre cose, sa benissimo di essere un personaggio e di vivere tra le vignette. E difatti, come per ogni cosa, delle vignette ne fa un po’ quello che gli pare, utilizzandole, smontandole, passandoci attraverso.

A sinistra Giacomo Bevilacqua, a destra pure.
A sinistra Giacomo Bevilacqua, a destra pure.

Dicendola con le parole dei grandi, si permette di farne metalinguaggio.

In pochi segni e poche linee, Panda… scusateci… Giacomo Bevilacqua crea situazioni che in un colpo solo inquadrano emozioni, desideri, fastidi. E in poche vignette si impara subito a volergli bene, a questa dissacrante creaturina.

Non per niente da personaggio di un blog è esploso in ogni dove. Tre raccolte in volume per Edizioni BD, quattro per GP Publishing, testimonial su La7, gadget che si moltiplicano in ogni dove, apparizioni qui e lì su diari, agende, riviste. E adesso pure l’edicola. Giacomo Bevilacqua però non è soltanto “A Panda Piace…“, ma fumettista e autore completo, attore e molte altre cose. Vi suggeriamo ad esempio la riscoperta del Metamorphosis, fumetto decisamente fuori dagli schemi, e per tutte le ragioni migliori.

Dopo averlo inseguito per un po’ a causa dei suoi numerosi impegni, finalmente siamo riusciti a raggiungerlo e fargli qualche domanda. Su di lui e sul suo Panda.

Anche a noi! Anche a noi!
Anche a noi! Anche a noi!

SCS: Cominciamo con Giacomo Bevilacqua prima delle sue creazioni: sei un autore di fumetti, ma anche un attore: quanto queste tue anime (fumettista e attore) sono lontane tra di loro e quanto sono tangenti?

GB: Mah, diciamo che non sono mai riuscito a stare fermo nella vita, quindi più o meno ho fatto tutto, ho studiato musica, recitazione, ho fatto l’autore teatrale e televisivo, l’attore e il fumettista. Il fumetto è il metodo d’espressione che più mi si addice, il più completo, ma anche qui, sono sempre in mezzo a mille progetti e a mille cose da fare, non riesco a stare fermo nemmeno ora che mi sono autocostretto ad una scrivania davanti ad una tavoletta grafica.
Quindi per rispondere alla tua domanda, le mie anime sono tutte vicine…e tutte in pena.

SCS: Possiamo chiederti perché “Keison”?

GB: Oh, è semplice, una notte mi sono alzato dal letto mentre ancora dormivo e l’ho scritto su un foglio, dal giorno dopo m’è rimasto come nickname.

SCS: Parlando di anime, se vogliamo di alter ego, con te non si può che finire per parlare di Panda. Perché Panda e come è nato?

GB: Panda è nato una notte del 2008 mentre guardavo “Il favoloso mondo di Améile“, e, per il principio di cui ti parlavo nella prima domanda, dato che avevo tantissime cose da fare quella sera decisi di chiudere tutto, aprire un nuovo file di Photoshop e infilarci dentro tutte le cose che avrei voluto fare invece di stare lì a lavorare. Così è nato Panda, un po’ come “fuga” da tutti gli altri fumetti e lavori che stavo facendo, e un po’ come bisogno di raccontare il mio mondo, guardandolo attraverso i suoi occhi, degli occhi nuovi, che io non avevo più (visto pure che mi stavo cecando davanti al computer ormai da diverse ore)

SCS: Panda, dal suo blog è esploso, passando alla carta stampata (più di una volta e in diverse modalità) e persino in versione animata come testimonial di La7. Cosa ha significato per te portare Panda fuori dall’habitat virtuale in cui è nato? E per lui?

GB: Hanno sempre cercato di far crescere Panda, ma l’ho sempre considerato poco maturo, solo di recente, la Panini, con A Panda Piace l’Avventura, la nuova serie bimestrale da edicola è riuscita dove tutti hanno tentato (e non fallito eh, attenzione, perché tutti i progetti precedenti sono stati tutti un successo, solo che Panda ancora non era pronto ad una “crescita” vera).
E al di là di tutto, per me ogni nuovo libro di Panda ha sempre significato un grande traguardo anche perché quando l’ho disegnato per la prima volta non avrei mai pensato che sarebbe diventato quello che è diventato ora.

Metamorphosis: una delle copertine
Metamorphosis

SCS: Cosa ha significato e che cosa ti ha portato il successo di Panda ma, soprattutto, che effetto ti fa sapere che Panda ha avuto un successo “superiore” a quello di Giacomo Bevilacqua “disegnatore”?

GB: Beh, sono contento, lui è molto più figo di me, non faccio fatica ad ammetterlo, è anche vero che molti dei suoi tratti caratteristici e molte delle sue vicissitudini o storie sono una trasposizione (come dicevo prima) del mio mondo e della mia vita. Quindi ogni tanto tra una vignetta e l’altra potrebbe anche fermarsi a ringraziarmi, cosa che invece non fa mai, e vabbè…uno fa tanto pè sti figli…e poi…

SCS: Tv, gadget, diari, una nuova serie panini, la Francia… il futuro di A Panda Piace?
GB: Ah boh! Questo solo il tempo può dircelo. Per ora la serie bimestrale Panini mi prende tutto il tempo che ho, devo ancora assestarmi bene su quella, prima di fare altri passi. Per quanto riguarda il merchandise per ora c’ è http://www.pixartprinting.it/progetti-speciali/a-panda-piace/ che è il negozio ufficiale gestito dai tipi di Pixartprinting che stanno facendo un lavoro eccezionale.
Al di là di quello, si vedrà col tempo 🙂

SCS: Parlando di te come disegnatore, prima di Panda, hai avviato una carriera da disegnatore più realistico: parlaci dell’esperienza con Detective Dante e John Doe.

GB: Devo all’attuale Editoriale Aurea, a Lorenzo Bartoli e a Roberto Recchioni il mio esordio come disegnatore quasi 10 anni fa. È stata un’esperienza estremamente formativa, degli anni che probabilmente non dimenticherò mai. Mi sono divertito tantissimo a fare quello che facevo e non smetterò mai di ringraziarli abbastanza.
E il tutto, secondo me, senza meritarmelo affatto, perché, nonostante io mi sentissi prontissimo a lavorare, non ero pronto affatto. Devo a loro il fatto di aver visto qualcosa in me che probabilmente sarebbe venuto dopo, boh, ma Lorenzo e Roberto sono sempre stati dei precursori.
L’avrei capito qualche anno più tardi quanto sono stato fortunato ad incontrarli.

SCS: Vuoi dirci qualcosa del Sold Out Studio?
GB: L’S.O.S. studio era uno studio (attuale Michael Kane studio) che fondai con Gabriele Dell’Otto e Lorenzo Bartoli, rimase attivo un paio d’anni vivendo di qualche progetto e poi andò scemando per via dei progetti personali che ognuno portava avanti invece di concentrarsi su quelli comuni dello studio.
Che è un po’ quello che spesso succede in questi casi.
Poi io mi sono trasferito da un’altra parte di Roma e mi rimaneva scomodo andare anche lì fisicamente. Lorenzo ha seguito un altro investimento, e Gab è rimasto lì, prendendo altri compagni di studio, almeno una volta al mese li vado a trovare per un caffè.

Homo Homini Lupus
Homo Homini Lupus

SCS: Per un poco hai disegnato anche per un editore americano (IDW): com’è stato il rapporto?

GB: Mi sono divertito molto, sono anche stato a San Diego nella casa editrice per un po’, il mio fumetto si chiamava G.I.Joe Future Noir, era scritto da Andy Schmidt che s’è licenziato subito dopo che il nostro fumetto uscì (mmmh), poi dopo quello mi avevano proposto di fare i Transformers ma ho rifiutato perché non so fare le linee dritte, avrei fatto un fumetto sui Transformers che in ogni vignetta stanno pe cadè.
Poi subito dopo ho iniziato a lavorare su Metamorphosis e non ho avuto tempo per nessun altro progetto con loro.

SCS: Vuoi dirci qualcosa della graphic novel Homo Homini Lupus?

GB: Homo Homini Lupus è un fumetto di tanti anni fa, realizzato per edizioni BD in combo con Giulio Antonio Gualtieri, mi sono divertito molto a disegnarlo, è un fumetto che parla di mostri contro serial killer, una cosa leggera, ed è stato uno dei miei primi lavori, era il 2008.

SCS: Veniamo a Metamorphosis, tuo primo lavoro completo da disegnatore e scrittore. Si tratta di un lavoro particolarmente coraggioso, dove si fondono e si contaminano generi in maniera del tutto inaspettata e si sfora della metanarrazione: qual’è stata la sua gestazione e che cosa ha significato per te questo lavoro?

coccodrilli Haribo
I coccodrilli gommosi Haribo: il segreto di Giacomo Bevilacqua

GB: La protagonista di Metamorphosis, Luna, è nata quando avevo 20 anni (periodo nel quale, inconsciamente, sono nati tutti i personaggi dei miei fumetti) ma dato che ero iperattivo ho messo da parte subito la cosa per concentrarmi su altro (probabilmente un gioco per la playstation 3 appena uscita). Fatto sta che quasi 10 anni dopo è rispuntata fuori e mi ha chiesto di scrivere una storia attorno a lei.
Orquindi ho fatto ciò che faccio in genere in queste situazioni, mi sono chiuso due settimane a casa al mare con una scatola da 200 coccodrilli gommosi della Haribo e una bottiglia di Gin Blue Sapphire.
E, sotto gli influssi chimici dei coccodrilli, e quelli alcolici del gin, ho creato la storia di Metamorphosis.
Il tutto, e questa è la parte divertente, dopo che avevo già venduto il progetto all’editore, con una storia, un’ambientazione e dei personaggi completamente differenti rispetto a quello che sarebbe stato il Metamorphosis uscito in edicola prima e in libreria poi.
La gente arriva fino nel deserto per provare peyoti e droghe varie. Chiudetevi in una casa deserta in una cittadina semi deserta con una scatola di coccodrilli Haribo e una bottiglia di gin, poi ne riparliamo.

SCS: La collaborazione con Sonia Aloi, che ha disegnato le sequenze oniriche in Metamorphosis: una scelta artistica o viene da qualche altra esigenza?

GB: Mi sono innamorato del tratto di Sonia appena l’ho scoperto per caso su internet, e le scrissi una cosa tipo “io prima o poi a te ti farò fare qualcosa”. Le riscrissi subito dopo scusandomi perché dovevo esserle sembravo un maniaco, mi sono presentato e le ho detto che intendevo solo ed esclusivamente dal punto di vista lavorativo.
Quando ho pensato a Metamorphosis ho pensato di dividere la novella su tre, addirittura quattro piani narrativi diversi, e mi è venuto automatico pensare a lei per farmi aiutare su uno di questi piani. Se l’è cavata più che egregiamente direi.
Stiamo lavorando (lentamente) su un nuovo progetto, scritto da me e disegnato da lei, che non sappiamo ancora quando e se prenderà vita, però volevo dirlo comunque.

SCS: L’uscita della versione omnibus di Metamorphosis ti ha permesso di aggiungere alcune cose, come un introduzione molto particolare, a fumetti e un po’ delirante in cui tu stesso diventi protagonista insieme ai personaggi: ce ne vuoi parlare?

GB: L’omnibus di Metamorphosis racchiude tutto ciò che è uscito di Metamorphosis negli ultimi due anni, vale a dire, oltre ai tre numeri da edicola, anche gli special su Internet e il numero zero uscito durante Romics 2012, in questo numero zero ci sono anche io, in persona, che spiego di cosa parla il fumetto e cosa il lettore dovrà aspettarsi comprandolo, tutto qui. È delirante?
In effetti un po’ si.
Però l’OMNIBUS di Metamorphosis è davvero ben fatto, ci sono anche un sacco di cose inedite, illustrazioni di amici disegnatori e un controfinale inedito di più di 10 pagine. La Panini ha fatto un ottimo lavoro.

SCS: Tra l’altro tu e Luna avete anche recitato insieme…vogliamo parlare del video di Dimentichiamoci?

GB: Ahah, vero! Pierre Ruiz, il produttore di Tony Bungaro, nonché grande lettore di fumetti, mi ha contattato un giorno chiedendomi se volevo fare un video per la canzone Dimentichiamoci, in cui Tony duetta con Paola Cortellesi, io ho accettato di buon grado, ho avuto questa idea di mischiare il girato con l’animato e ho parlato dell’idea a Mauro Uzzeo, amico e collega, che ha affinato il tutto come solo lui sa fare, poi ci siamo armati di pazienza, di telecamere e di amici super disponibili, e abbiamo girato il video.

SCS: Per chiudere quest’intervista, visto che è un argomento di cui tanto si parla ultimamente, parliamo di fuga di cervelli: New York City, perché? Qual è il futuro di Giacomo Bevilacqua?

GB: ma in realtà la mia fuga è stata momentanea, ora sono ritornato fisso in Italia.
Ho fatto avanti e indietro con NY nell’ultimo anno e mezzo per motivi personali, ma di base mi è solo cambiato il panorama fuori dalla finestra, per il resto sto chiuso a casa a disegnare a Roma o sto chiuso a casa a disegnare a New York, non cambia molto.

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