A tutti capita di sentirsi il centro nevralgico dell’accanimento del destino. Sfortuna, luna storta, persecuzione. Jella.

La differenza sostanziale normalmente si riduce a due vie: quelli che questa condizione la vivono in uno o singoli momenti specifici della propria esistenza e coloro che ci si sentono immersi dal primo momento in cui la loro sveglia suona, o si dimentica di farlo, al mattino, fino a quello in cui finalmente si saluta la giornata, magari con un sonoro, “ma porca p…!”.
Questo spesso a prescindere dall’esistenza o meno di una reale persecuzione da parte dell’ignota divinità della sfiga. Mai sottovalutare il perverso piacere dell’ottavo peccato capitale: la lamentazione (fine a se stessa). Ma stiamo andando fuori tema…

paolo-villaggio-fantozzi-giovane
… Pupazzi!

Il non plus ultra della persecuzione, il simbolo supremo della “vittima” italica (ma non del vittimismo, almeno non sempre e a modo suo) è un pacioso impiegato che riesce ergersi a simbolo di una vasta gamma di realtà , vicissitudini, idiosincrasie e modus operandi dell’Homo Italicus medio, dagli anni ’70 ad oggi: il Ragionier Ugo Fantozzi.
A volte meschino, a volte persino masochista, che quando la sfortuna sembrerebbe latitare se la va pure a cercare, ma a volte persino capace di qualche inaspettata rivalsa: ecco il personaggio creato dal geniale Paolo Villaggio.
L’impiegato con la sua nuvola personale, che ci piaccia o meno, ci ha raccontato e messo impudicamente a nudo meglio e molto più profondamente di tanto realismo con la sua ricetta che mescolava divinamente surreale, demenziale e l’agro del dolce amaro e che purtroppo, nel corso delle decadi, è stata rimaneggiata, semplificandone alcuni ingredienti ed esagerandone certe speziature. Ma l’originale continua ad essere perfetta e di grande attualità, basta solo variarne i commensali.

Centinaia gli episodi che ci portiamo nel cuore e, ovviamente, diversi quelli legati al cibo, catartico consolatore di mille sfighe.
Ce n’è uno in particolare, ormai insediato nell’immaginario collettivo. Ci troviamo davanti all’ennesimo supplizio, questa volta di natura dietaiola nella clinica del professor Birkermaier. Il nostro (non)eroe dimostrerà una volontà di balsa, soffrendo e rapidamente cedendo con uno spassoso sotterfugio: lui “Mancia”!

fantozzi-polpette

Ma in effetti, come resistere ad un siffatto coacervo di estrema violenza alimentare? Come opporsi davanti a questo sterminio di fattoria (una concreta rappresentazione d’olocausto per vegani e compagni). Una congiunzione che realizza in un unico oggetto culinario la comunione tra piatti di portata e contorno, sublimato nella frittura.
Calorie calcolabili solo in termini elefantiaci, quantità di lavoro del fegato equiparabile solo ad alcuni anni passati in miniera. Quelle di Sassu Strittu, per esempio.

 

 

 

INGREDIENTI:

  • 125 gr. di carne macinata di vitello;
  • 125 gr. di carne macinata di vitellone;
  • 125 gr. di carne macinata di pollo;
  • 125 gr. di carne macinata di suino;
  • 80 gr. di pane raffermo;
  • 4 uova;
  • 100 gr. di formaggio grattugiato (ma la quantità può variare a seconda dei gusti personali. Ovviamente il parmigiano sarebbe il non plus ultra);
  • prezzemolo tritato;
  • 200 gr. di patate;
  • 2 fette di prosciutto cotto;
  • 80 gr. di formaggio tipo Emmenthal;
  • pane grattugiato;
  • sale q.b.;
  • olio di semi;

facoltativo

  • una mozzarella.

STRUMENTI:

  • 1 pentola per bollire le patate;
  • 1 ciotola;
  • 1 coltello;
  • 1 ciotolina con dell’acqua;
  • 1 piatto fondo o un’altra ciotola
  • 1 piatto fondo
  • 1 padella;
  • le vostre mani

facoltativi

  • 1 schiaccia patate (in alternativa per schiacciare delle patate lesse si può usare qualsiasi cosa, da una forchetta alle vostre mani);
  • 1 ciotola capiente per impastare le polpette;
  • termometro da cucina.

EXTRA:

  • 1 vassoio su cui comporre una mostruosa piramide di polpette

Per quanti contendenti:
Normocommensali – il peso specifico delle poppette teutoniche si avvicina a quello del mercurio, rendendo una singola polpetta al pari di un paio di pasti da astronauta. Diciamo che queste quantità potrebbero soddisfare fino a 6 persone.
Famelici Golosauri – siamo davanti ad uno di quei piatti che potrebbero essere interpretati da un goloso di un certo livello come una vera e propria sfida, a costo di rischiare l’autodistruzione digestiva. Però almeno 3, forse 4, riuscireste comunque ad accontentarli. Se poi gli offrite almeno un dessert.

Scopi:
Praticamente un piatto unico. Per una cena tra amici voraci, per un party in cui si ha intenzione di finire presto (più di uno soccomberà alla sonnolenza digestiva nel giro di pochissimo tempo), oppure potrebbe rappresentare un’ottima pietanza da portarsi in qualche picnic (se prevedete pennica successiva). Sconsigliato come schiscetta per il lavoro: una singola porzione potrebbe essere sufficiente per rendervi un sonnolento zombie nel pomeriggio.

Difficoltà:
Semplice, solo un po’ laboriosa.

Costo:
Medio (ovviamente l’uso di ingredienti pregiati alza sensibilmente i costi).

Varie ed eventuali:
Ottime per una maratona di film del ragioniere, ma se ci buttate in mezzo anche un Fracchia non la sbagliate. Non un piatto ideale per una cena galante, a meno che vogliate prendere per la gola un lui o una lei che siano adorabili scaricatori di porto. Ricetta che si presta a diverse variabili: mantenendo la quantità totale di carne potreste anche scegliere un solo tipo, oppure limitarvi ad un duetto. Ad esempio, tre parti di vitello e una parte di suino sono una variante estremamente gradevole.

PROCEDIMENTO:

 

 

 

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Fate bollire le patate, sbucciatele e schiacciatele. Mettetele in una ciotola e mescolate con il prosciutto tagliato a pezzetti, al formaggio Emmenthal tagliato a pezzetti e ad un uovo. Condite con un pizzico di sale e mescolate bene.

Mettete il pane raffermo in ammollo in acqua per un paio di minuti, strizzatelo e iniziate ad impastarlo con i 4 tipi di carne macinata, 2 uova, il prezzemolo e sale quanto basta.
N.B.: Il livello di salatura è spesso vincolato al gusto personale. Vi consigliamo un paio di cucchiaini da caffè come quota minima. Nel caso vi toccherà fare un primo test e poi riprovare più volte la ricetta fino a raggiungere lo stato dell’arte, ma evitate di arrivare al livello in cui le vostre arterie decidano di appellarsi alla Convenzione di Ginevra.

Sbattete l’ultimo uovo nel piatto fondo (o ciotolina) e sul piatto piano versate un velo consistente di pane grattato, tenendovi il rimanente a portata di mano: dovrete rabboccare qualche volta.

Preparate la padella con almeno un dito di olio di semi e accendete il fuoco.
Portate l’olio per friggere ad una temperatura che non superi i 170-180° (da misurare con termometro da cucina) oppure immergete una piccola porzione del manico di un cucchiaio di legno: se sfrigolerà, l’olio sarà caldo a dovere.

Ora, prendete un pezzo del composto di carne ed adagiatelo sulla mano, prendete un po’ del composto di patate e mettetelo al centro del precedente. A questo punto, se volete e se siete veramente temerari, potrete dare un ultima pimpata alla ricetta mettendo al centro un pezzetto di mozzarella. Chiudete, magari aggiungendo un altro po’ del composto di carne, in modo da ricavare una bella polpetta tonda.
Passate la polpetta nell’uovo sbattuto, poi nel pane grattugiato e poi direttamente in padella.
Cuocete 2-3 polpette di carne per volta, per non far abbassare troppo la temperatura dell’olio, fate cuocere pochi minuti (2-3 minuti saranno sufficienti) fino ad ottenere una bella doratura, quindi trasferite le polpette cotte su carta assorbente giusto il tempo di eliminare l’eccesso di olio.
Continuare fino a che non avete esaurito carne e patate e non avete fritto tutte le polpette.

E ora, ingozzatevi pure.
N.B.: Vi abbiamo ribadito più volte nel corso della ricetta eventuali effetti collaterali come sonnolenza postprandiale e lavori straordinari per il vostro organismo. Sottoposto avvisato! Non si accettano reclami, nemmeno attraverso i sindacati!

Al limite, per recuperare, iscrivetevi ad una Coppa Cobram.

Possibile bevanda di accostamento:
Ovviamente un prelibato vino della Valle del Reno!
In verità è una pietanza il cui culmine ideale è, ovviamente, il “rutto libero”.
Consigliamo la “Nazionale” del birrificio Baladin di Teo Musso: una birra volutamente semplice fatta con acqua, malto d’orzo, luppolo, lievito e due spezie italiane (bergamotto e coriandolo), che si incontrano con armonia e originalità.
Per gli astemi, qualcosa come certe bibite da discount, il cui contenuto gassoso può sostituire il serbatoio della nitro in una gara clandestina di Fiat anni ’70.
E questa, per usare un colorito francesismo, è classe, cogli*nazzo!

 


Vi è piaciuta la ricetta? Commentate qui sotto il vostro gradimento ma soprattutto condividetela!
A presto, con le Ricette Seriali di Sono Cose Serie!

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